Il recente crescere d’importanza delle istanze ecologiche in tutti gli ambiti ha portato alla ribalta nuovi sistemi per ottenere risultati che, un tempo, venivano raggiunti con grande spreco di energia e produzione d’inquinamento. Uno degli ambiti che più ha visto novità in tal senso è sicuramente quello della gestione climatica degli ambienti aziendali, scena sulla quale ha preso costantemente importanza l’adozione di sistemi di raffrescamento adiabatico.

Forse per la rapida ascesa di questi sistemi sono rimaste irrisolte, fra molti imprenditori, alcune domande importanti riguardo al funzionamento e alla bontà di questi sistemi. Per questa ragione cercheremo in questo articolo di dare risposta ai dubbi e ai quesiti più diffusi sull’argomento.

È vero che i sistemi di raffrescamento adiabatico creano microclimi subtropicali e troppo umidi?

Fra le più frequenti preoccupazioni che riguardano questi sistemi c’è quella che all’interno del capannone si vada a formare un’area di microclima ad altissimo tasso di umidità, che generi a sua volta un’elevata formazione di condensa su tutte le superfici – con rischi di danneggiamento per sistemi elettronici e macchinari esposti a tale accumulo di umidità.

Questo dubbio è frutto di una fondamentale confusione fra i moderni sistemi di raffrescamento adiabatico a doppio stadio e i sistemi di condizionamento aria per ambienti domestici. In questi ultimi, infatti, manca un sistema di estrazione dell’aria umida che il condizionatore stesso diffonde in casa, e quindi l’umidità tende effettivamente a crescere. Ma nei sistemi di raffrescamento adiabatico moderno l’aria dopo avere assorbito il calore esce dall’ambiente, per esser sostituita da altra aria in uno scambio continuo: questo assicura che non ci siano accumuli di umidità, e meno che mai formazione di microclimi subtropicali, all’interno del capannone.

Ma alla prova dei fatti il raffrescamento adiabatico è sostenibile dal punto di vista ecologico?

Non soltanto sostenibile: il raffrescamento adiabatico è estremamente efficace da un punto di vista della riduzione dei costi energetici, e quindi è una scelta ideale sotto il profilo ecologico. Il principio di funzionamento del raffrescamento è infatti basato sull’evaporazione dell’acqua, e sul fatto che questa sottrae calore all’aria: questo si traduce in un rapporto fra costi energetici e potenza erogata di 40 a 1, ossia ogni kW erogato fornisce quaranta kW di potenza di raffreddamento. DI contro, i sistemi tradizionali hanno un rapporto di solo 4 a 1: una differenza enorme. Combinato con la scarsa necessità d’acqua, un metro cubo per 700 kW di potenza di raffreddamento, questo rende i sistemi adiabatici i migliori sotto questo profilo.

Nei raffrescatori adiabatici può annidarsi il batterio della Legionella?

I batteri della Legionella sono molto pericolosi: normalmente si trovano nell’acqua stagnante e nel terreno, e se le goccioline d’acqua contaminata vengono inalate possono causare gravissime infezioni polmonari.

Nei raffrescatori adiabatici si fa in effetti uso di acqua, che evaporando sottrae calore all’aria: ma negli impianti utilizzati nei capannoni non si ha spruzzo o nebulizzazione dell’acqua, come invece accade ad esempio nei sistemi usati nelle torri di raffreddamento, e quindi non c’è rischio di contaminazioni di questo genere. Non bisogna poi sottovalutare che gli impianti di raffrescamento vengono sottoposti a manutenzione e pulizia regolare, il che scongiura ogni rischio di infezione da Legionella o altri batteri.

Il raffrescamento adiabatico è davvero più economico dei sistemi tradizionali?

La risposta, anche qui, è inequivocabilmente “sì”. Le spese vanno infatti considerate sotto due profili, ossia quello dei costi iniziali e quello dei costi operativi. Dal primo punto di vista, il costo di acquisto di un sistema di raffrescamento è nettissimamente inferiore a quello di un qualsiasi impianto di condizionamento. Dal secondo, se possibile, il confronto è ancora più vantaggioso, perché i costi elettrici si riducono del 90%, e i costi dell’acqua sono talmente ridotti da non riuscire minimamente a compromettere questo elevatissimo risparmio.

Nei climi umidi, i sistemi di raffrescamento adiabatici smettono di funzionare?

Un elemento di verità in questo dubbio esiste: anche i più raffinati e moderni sistemi adiabatici sfruttano un processo fisico naturale, e quindi la loro efficacia può patire qualora il tasso di umidità relativa sia molto elevato.

Va però chiarito che i climi umidi di cui parliamo – quelli in grado di compromettere effettivamente il pieno funzionamento dei raffrescatori adiabatici – sono quelli che hanno tassi di umidità relativa intorno all’80%, come succede nei Paesi tropicali. Qui in Italia questo problema, se anche si verifica, capita soltanto per poche ore all’anno, in occasione di piogge torrenziali, e fra l’altro spesso in stagioni nelle quali la temperatura non richiede comunque di essere abbattuta in maniera significativa. Il dubbio è quindi di per sé ragionevole – ma non si applica nel nostro ambiente di riferimento reale.

I raffrescatori adiabatici abbassano davvero la temperatura?

Anche qui c’è un elemento di verità e un fraintendimento. È vero che un raffrescatore adiabatico non può abbassare la temperatura quanto un condizionatore: non può portare a 20° un capannone se all’esterno ci sono 40 gradi all’ombra: in media un ottimo sistema di raffrescamento moderno può arrivare a sottrarre circa sei o sette gradi alla temperatura ambiente. Ma è di contro vero che non occorre necessariamente che la temperatura arrivi a venti gradi per essere sostenibile e perfino confortevole, e soprattutto non si possono ignorare gli effetti di riduzione dell’umidità – fino al 60% – che un raffrescatore adiabatico ha sull’interno di un capannone. Se teniamo poi conto del fatto che, in assenza di un sistema adiabatico, la temperatura del capannone non solo non calerebbe, ma salirebbe anche di sette o otto gradi – per via del calore generato dai macchinari – ci accorgiamo che i sistemi adiabatici sono in realtà assolutamente sufficienti a portare la temperatura a livelli gradevoli nella stragrande maggioranza dei casi.

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