La stagione calda – una stagione che si preannuncia particolarmente torrida, dai primi rapporti dei meteorologi – ormai è prossima, e per molte aziende che non vi hanno già provveduto, in qualsiasi anno, si porrebbe il problema di come risolvere il problema della temperatura eccessiva nei locali aziendali.
Ma quest’anno il problema è ancora più pressante, perché con ogni probabilità la vera ripresa delle attività lavorative dopo il lockdown per Covid-19 si verificherà proprio nei mesi estivi, e tante fabbriche dovranno lavorare a pieno ritmo anche nel momento della massima calura, quando erano solite chiudere per ferie. E quest’anno, viste le problematiche sanitarie che hanno afflitto il Paese per mesi, vi saranno anche nuove e più pressanti esigenze di sanificazione con cui le aziende dovranno fare i conti – sia per uno scrupoloso rispetto della legge che per garantire una tutela più elevata possibile della salute degli operai.
Le scelte possibili per risolvere le eccessive temperature nei capannoni
In generale, come abbiamo già detto altrove, le scelte disponibili per un’azienda che riscontri temperature insostenibili negli ambienti di lavoro come i capannoni sono due.
Da un lato c’è la più nota, che molti conoscono già dall’ambito domestico e di ufficio: quella del condizionamento. In questa modalità, appositi dispositivi abbattono la temperatura dell’aria e la immettono forzatamente nell’ambiente in questione, dove porte e finestre devono essere tenute chiuse. Perché la resa di questi dispositivi su ambienti molto grandi sia soddisfacente, tuttavia, i costi richiesti sono molto elevati, sia per l’installazione che per l’operatività quotidiana.
Dall’altro lato c’è invece una scelta sviluppata appositamente per ambienti molto grandi che debbano operare con porte e finestre aperte, ossia il raffrescamento adiabatico. Qui l’aria viene fatta passare attraverso dei pannelli irrorati d’acqua, e causa così un abbassamento della temperatura nella parte del capannone più vicina al suolo – dove lavorano gli operai – spostando l’aria calda vicino al soffitto, dove non disturba nessuno. Questa soluzione ha costi inferiori sui grandi ambienti, e permette maggiore libertà di lavoro dato che richiede che porte e finestre siano lasciate aperte.
Il paradosso del raffrescamento: una mancanza d’informazione
È chiaro che in tutti quei casi dove un capannone deve essere tenuto chiuso (ad esempio per evitare contaminazioni in lavorazioni ad atmosfera controllata) o dove si richiede il mantenimento di una temperatura precisa in modo assolutamente stabile (per esempio per la natura dei prodotti trattati) l’azienda non ha scelta, e deve necessariamente ricorrere, nonostante i costi maggiori, al condizionamento.
Tuttavia sono numerosissime le aziende nelle quali si opta comunque per il condizionamento anche se le condizioni di lavoro non solo non lo richiedono, ma lo rendono attivamente sconsigliabile! La ragione di questo disequilibrio è da ricercarsi nella maggior diffusione, ad esempio a livello domestico ma anche negli uffici, degli impianti di condizionamento; per molti “abbassare la temperatura” e “condizionatore d’aria” sono erroneamente considerati sinonimi.
Al contrario, come abbiamo visto, in molti casi – una maggioranza netta – è il raffrescamento adiabatico la soluzione migliore per il capannone. I costi di installazione sono nettamente più bassi, quelli operativi quasi trascurabili, e l’effetto assolutamente confortevole, per di più in condizioni di lavoro (porte e finestre aperte) molto più comode. Ma a questi vantaggi, quest’anno, se ne aggiunge un altro assolutamente considerevole.
Sanificazione degli impianti di raffrescamento e di condizionamento: una differenza importante
Come dicevamo in apertura, sanificare tutti gli impianti che hanno a che vedere con il trattamento dell’aria nell’ambiente lavorativo sarà una procedura particolarmente importante quest’anno; questo si può dire fin da ora, anche prima che vengano prese eventuali decisioni legislative straordinarie in merito. La sanificazione degli impianti di condizionamento da una parte e di raffrescamento dall’altra, tuttavia, è questione completamente diversa.
Un impianto di condizionamento industriale, infatti, è un impianto di trattamento dell’aria, che viene forzata attraverso apposite condotte per diffondere aria fresca dove serve. Questo richiede decine e decine di metri di strette tubature nelle quali è possibile si annidino agenti patogeni; igienizzarle interamente è un’operazione lunga, molto complicata, e molto costosa, e che non è possibile automatizzare.
Un raffrescatore adiabatico, al contrario, fa semplicemente passare l’aria attraverso dei pannelli irrorati d’acqua, che rappresentano l’unico punto dove può verificarsi un accumulo di batteri o virus; e proprio perché esposti , questi pannelli possono essere sanificati per irrorazione di un apposito prodotto sanificante. Questa può essere manuale, oppure può essere effettuata in maniera automatica ed economica con l’inserimento nell’impianto dell’acqua che bagna i pannelli di uno strumento che vi addizioni le giuste percentuali di battericida/virucida. L’operazione diventa a quel punto semplicissima e molto economica.
In breve, alle ragioni per scegliere il raffrescamento adiabatico nel capannone dovunque il lavoro svolto lo consenta (maggior rispetto dell’ambiente, minori consumi energetici, ridotti investimenti iniziali) quest’anno se ne aggiunge un’altra: la semplicità di svolgere quell’operazione di sanificazione che diventerà essenziale nel tempo.
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